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Lampedusa Montale e l’Upupa

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Eugenio Montale e lUpupa

Lampedusa Montale e l’Upupa

E’ arrivata la primavera, già nell’aria si sente il suo profumo. I fiori d’arancio e d’altre specie inebriano l’aria. Sono già passate le balene, i primi animali che arrivano qui a Lampedusa che preannunciano la fine dell’inverno. Tra qualche giorno ancora, qualche strano animale comparirà dal cielo. Ha una strana cresta ed un becco sottile e lungo, il colore è  molto acceso, rosso-arancio con ali e coda a bande bianche e nere. Si, è uno degli uccelli che sorvolano Lampedusa che non passa inosservato. Eugenio Montale e lUpupa

Upupa, ilare uccello calunniato
dai poeti, che roti la tua cresta
sopra l’aereo stollo del pollaio
e come un finto gallo giri al vento;
nunzio primaverile, upupa, come
per te il tempo s’arresta,
non muore più il Febbraio,
come tutto di fuori si protende
al muover del tuo capo,
aligero folletto, e tu lo ignori

Così Eugenio Montale scriveva, attorno al 1924, rivalutando un uccello che era stato da molti altri poeti descritto come malagurante.

L’Upupa passa la maggior parte del suo tempo a terra alla ricerca di cibo.
Sembra che in caso di passaggio di un falco o altri predatori, l’upupa si appiattisce al suolo aprendo le ali e la coda mettendo ben in mostra le bande bianche e nere di ali e coda, per confondere i predatori.

E’ un uccello insettivoro, che cerca nel terreno inserendoci dentro il becco e che compie migrazioni di breve raggio.

Qui puoi vedere le foto di tutti gli uccelli fotrografati da Stefano Greco

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